I Dream Theater tornano nel 2013 con un album omonimo


I Dream Theater sono una band progressive metal nata nel 1985 a Boston e sono sicuramente il gruppo più conosciuto di questo sottogenere della musica metal.Ciò che li contraddistingue è l'eccelsa qualità tecnica di tutti gli elementi della band,in particolare i tre fondatori John Petrucci(chitarra),John Myung(basso) e Michael Portnoy(batteria) formatisi al Berklee College of Music di Boston.
Mike Portnoy in azione
Purtroppo nel 2010 il virtuoso della batteria Mike Portnoy ha lasciato il gruppo,sostituito da Mike Mangini. Dico purtroppo perché ho conosciuto i Dream Theater con l'album Awake e la cosa che mi ha fatto innamorare di loro,il valore aggiunto,è stato proprio lo stile sontuoso e barocco della batteria di Portnoy.Ora che non c'è più la mancanza,a mio avviso,si sente.
Ma veniamo a questo nuovo lavoro.E' il loro dodicesimo album,si compone di nove tracce di durata varia,dai 2'42" dell'intro ai 22'18" del pezzo finale.Sì,avete letto bene,più di 22 minuti.Ma non è una novità per loro,nei loro cd ci sono spesso pezzi molto lunghi,pieni di variazioni e digressioni strumentali,sempre azzeccate e mai banali.L'album ha il nome del gruppo,forse ad indicare un nuovo inizio.Ed infatti,sebbene la loro impronta si riconosca sempre,una certa differenza dai lavori precedenti si nota.Devo dire,e scusatemi se mi ripeto,che la differenza che mi colpisce di più è la parte ritmica.Non che Mike Mangini non sia all'altezza,anzi le sue capacità sono ben al di sopra della media,ma ha comunque uno stile diverso da Portnoy,uno stile più "normale",nel senso che con lui la batteria ha solo la funzione di dare ritmo al pezzo,ha un ruolo secondario,come forse è abituale.Con Portnoy,invece,la batteria era protagonista,aveva un ruolo di primo piano,spiccava all'interno dell'amalgama perfetta della musica dei Dream Theater.In realtà questo non è il primo lavoro del gruppo dopo l'avvicendamento alla parte ritmica,già l'album del 2011 A dramatic turn of events vedeva Mike Mangini alle percussioni,ma forse in questo ultimo loro lavoro la differenza si sente ancora di più.


La copertina di "Dream Theater"
A parte ciò,l'album è ben riuscito.Notevoli sono soprattutto la strumentale Enigma machine dove si apprezza appieno il virtuosismo tecnico del gruppo, The bigger picture melodica e potente e la track di chiusura Illumination theory che,come detto,dura più di 22 minuti ed è suddivisa in cinque parti,una delle quali è una suite di musica classica eseguita con strumenti ad arco.
Insomma i Dream Theater non ci fanno mancare proprio nulla.

Buon ascolto.

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